La nostra squadra di Calcio Tavolo è nata nel 2018 all’interno della sezione Subbuteo del dopolavoro dell’azienda di trasporto pubblico locale: è composta da dipendenti di codesta azienda e da privati cittadini iscritti all’associazione.
Il nostro sodalizio e la nostra attività si inscrivono nell’alveo del Subbuteo tradizionale e dello storico Campionato Triestino Subbuteo degli anni ’70 ’80 e ’90, che ha partorito vari giocatori che si sono messi in evidenza a livello nazionale ed internazionale, arrivando con due di questi protagonisti, Eric Benvenuto e Mauro Nardini, addirittura a ben due titoli iridati nel Campionato Mondiale per Squadre Nazionali a fine anni novanta e ad inizio anni duemila.
Il Calcio Tavolo è l’evoluzione moderna del Subbuteo tradizionale, un gioco da tavolo che ebbe un successo travolgente in tutto il mondo, a partire dalle aree anglosassoni, sin dal suo concepimento. Il gioco nacque in Gran Bretagna nel 1947 da un’idea dell’ornitologo Peter Adolph, che riprendeva, però, quella di un gioco già esistente dagli anni trenta, il New Footy, creato da W.L. Keelings. Originariamente Adolph avrebbe voluto chiamare il gioco The Hobby; il termine in inglese significa “passatempo”, ma designa anche una specie di falco diffuso in Europa, il lodolaio. Dal momento che il termine “Hobby”, secondo l’Ufficio Brevetti inglese, non era registrabile, l’inventore del gioco prese in prestito parte del nome scientifico: quello di Falco subbuteo.
Il gioco ha avuto grande diffusione anche in Italia soprattutto durante gli anni settanta e ottanta. Nel corso degli anni novanta l’azienda produttrice del gioco (la Subbuteo Sports Games Ltd, compagnia della Waddingtons Games), fu acquisita dall’azienda statunitense produttrice di giocattoli’ Hasbro la quale, però, nel 2000 interruppe la produzione del gioco considerandolo non più competitivo nei confronti dei nuovi videogiochi di argomento calcistico.
La “guerra” con i videogiochi sembrava persa definitivamente, anche perché buona parte di noi stessi appassionati di Subbuteo degli anni settanta e ottanta ne è stata “vittima” (spesso e volentieri felice di esserlo), ma un gioco che ha saputo appassionare generazioni intere di bambini (e bambine!) non poteva soccombere definitivamente cadendo nell’oblio eterno e infatti, come un fiume carsico, negli ultimi anni il movimento è riaffiorato e la corrente sta riprendendo forza riuscendo a coinvolgere nell’attività agonistica a livello nazionale circa tremila tesserati alla federazione FISCT (Federazione Italiana Calcio Tavolo), nonché altre migliaia di appassionati principalmente in Europa, Sud e Nord America e Australia.
Ad ogni buon conto, al giorno d’oggi, a mio modesto avviso, se non si vuole recitare l’antipatica parte dei passatisti nostalgici a tutti i costi (“ah… quando ero giovine io ci si divertiva con niente…”), non si deve più parlare di “guerra” tra giochi “tradizionali” e giochi “elettronici”, perché tutti sono divertenti ed utili a modo loro e, come dicevo, buona parte degli appassionati di Subbuteo passa molto volentieri anche del tempo libero a sfidarsi con gli amici, con i figli o con i nipoti su piattaforme online di giochi di calcio virtuali. L’importante, a mia modesta opinione, è non cadere nell’integralismo e nella monotonia, dedicandosi in esclusiva ad un solo tipo di attività.
Con i modi, con i tempi e con i giusti limiti, è auspicabile dedicarsi a tutti i tipi di attività ludiche e sportive, perché ognuna di esse sviluppa certe abilità peculiari e specifiche.
Un esempio banale: i giocatori video ludici hanno un abilità di coordinazione mano — occhio e dei riflessi da far invidia ad un pilota di caccia. Però la loro attività è quasi esclusivamente sedentaria e non implementa quelle abilità con la coordinazione nelle tre dimensioni, cosa che avviene invece sul tavolo di Subbuteo, dove il confronto avviene anche a livello fisico con l’avversario tramite l’interfaccia rappresentata dal materiale di gioco (i contatti diretti tra giocatori sono rari e di lieve entità) .
Ergo, personalmente ritengo che l’integrazione di tutti questi giochi e attività ludiche, nelle giuste proporzioni, sia il segreto per trascorrere un “tempo libero” di qualità, tutti insieme, senza guerre di religione tra giovani e meno giovani, tra genitori e figli o tra nonni e nipoti.
Infatti un altro aspetto positivo del Subbuteo e del Calcio Tavolo è che, mano a mano che la passione ed il livello di coinvolgimento crescono, i giocatori, dai più giovani ai meno giovani, sentono il bisogno di iniziare a personalizzare i propri materiali di gioco, dipingendoli personalmente, o addirittura in certi casi specializzandosi nella produzione di essi, passando dalla progettazione alla produzione finale. Che al giorno d’oggi passa ancora dalla più classica falegnameria di una volta (per la costruzione dei tavoli da gioco) per arrivare alle più moderne tecnologie (stampanti 3D per la produzione delle basi e delle miniature), dimostrando in senso “plastico” (mai termine fu più calzante), che il presente è figlio del passato e che, a braccetto, viaggiano insieme verso il futuro.
Non sfuggirà a nessuno il fatto che sia d’obbligo e necessario e altresì indispensabile il coinvolgimento di genitori e nonni quando si tratta di dedicarsi alla falegnameria, attività in cui certamente i membri delle coorti anagrafiche più ‘I âgée” sono dei Maestri rispetto ai Nativi Digitali, che a loro volta possono guidare i loro parenti meno “informatizzati” alla scoperta delle meraviglie tecnologiche del XXI secolo, riunendo famiglie intere nelle cantine e nei box auto delle case in sessioni di lavoro, di collaborazione e di gioco sia manuale che digitale.
Diventa quindi evidente a chiunque che i frutti di tutti questi aspetti positivi del Subbuteo e•del Calcio Tavolo non potevano che portare ad una New Wave di questa straordinario gioco: campionati nazionali, individuali e a squadre, tra cui quello italiano composto da quattro serie (A B C D), a cui partecipa anche la nostra neonata formazione militante in serie D, e campionati internazionali (Champions League per Club e per le squadre nazionali a livello europeo, nonché tornei mondiali individuali e per squadre nazionali), maschili e femminili, organizzati per varie categorie di età under 12, under 15, adulti e veterani, ma anche composti da giocatori di entrambi i sessi che si confrontano alla pari in tutto e per tutto, oppure sono schierati fianco a fianco in squadre miste, anche con giocatori disabili, che partecipano esattamente come tutti gli altri, fatte salve un paio di regole specifiche a tutela di certe disabilità peculiari.
Come nel calcio vero e proprio le squadre sono composte da undici giocatori; nel gioco da tavolo questi ultimi sono rappresentati da miniature in plastica riproducenti le fattezze di giocatori di calcio e appoggiati a una basetta semisferica appesantita da un piccolo peso all’interno che permette, con un “tocco a punta di dito” che richiede una particolare destrezza, di spostarli e di calciare una sfera in plastica rappresentante il pallone di calcio che è notevolmente più grande rispetto ai giocatori (esiste comunque una versione ridotta) e, abbassando il baricentro della miniatura, di mantenerli in piedi al termine dell’azione. Il portiere (generalmente riprodotto in posizione di parata) viene invece manovrato dal giocatore per mezzo di un’apposita asticella. ln particolare nei tornei, per favorire lo scivolamento, vengono usati dei lucidi da applicare sotto la basetta delle miniature.
Le regole di Subbuteo e del Calcio Tavolo, sono adattate ma del tutto simili a quelle del regolamento sportivo calcistico reale. Il gioco si svolge su una superficie di forma rettangolare originariamente di panno verde di circa 140 cm per 91 cm rappresentante un campo di calcio che di norma viene fissata a un tavolo. I giocatori mantengono il possesso della palla finché la miniatura colpita entra in contatto con la palla e quest’ultima non tocca successivamente una miniatura dell’avversario, anche se la stessa non può essere colpita per più di 3 volte consecutivamente dalla stessa miniatura. I tiri in porta possono essere effettuati una volta che la palla supera la “linea di tiro”, una linea parallela alla linea di fondo distante da questa una trentina di centimetri. I portieri sono attaccati ad un’asticella che spunta dietro la rete della porta; il giocatore deve, maneggiandola, impedire che la palla tirata superi la linea di porta.
Per modificare la disposizione in campo delle squadre è possibile spostare una o più miniature quando l’azione sta per riprendere (ad esempio se ne possono muovere tre a testa prima di un calcio d’angolo). Se con una miniatura anziché la palla si va a colpire una miniatura avversaria si commette un fallo e il gioco ricomincia con una punizione per l’altra squadra. Il modo corretto di effettuare un colpo a punta di dito prevede che la miniatura sia colpita con l’unghia del dito indice o medio senza fare leva sul pollice ma solo sulla superficie di gioco e senza muovere il polso. La miniatura che si intende giocare deve trovarsi in posizione verticale.
La longevità e la profondità di questa passione credo siano dovute a vari fattori, tutti determinanti in egual modo.
Il primo e più banale è l’essere una rappresentazione simbolica del calcio vero. Contando quest’ultimo su miliardi di appassionati in tutto il mondo è immediatamente intuibile che qualsiasi sua imitazione o surrogato, soprattutto quelli meglio riusciti, goda di un successo sconfinato.
Il secondo è il fatto che questo gioco contiene in sé elementi ludici, strategici e tattici non solo del calcio, ma anche degli scacchi e del biliardo, risultando un mix irresistibile anche per gli appassionati di tali giochi nonché per i seguaci dei giochi di strategia, di ruolo o semplicemente di società.
Il terzo è che anche a livello fisico (cosa che nessuno immaginerebbe di primo acchito) anche se praticato a livello semplicemente ludico/amatoriale, comporta un discreto impegno. Girando attorno al tavolo, a volte anche a ritmi elevati durante certe fasi di gioco, si effettuano un sacco di passi e di piegamenti sul busto. Per non parlare del livello agonistico: infatti durante i tOrnei ufficiali oltre a dover disputare anche sette/otto partite di mezz’ora ciascuna in una singola giornata, ogni squadra/giocatore deve alternarsi anche nei turni di arbitraggio. Perché nel Subbuteo e nel Calcio Tavolo ogni praticante è sia giocatore che arbitro. Aspetto questo che porta ad una maturazione notevole dei bambini e dei ragazzi che li praticano, che si trovano investiti anche di questa responsabilità e non solo di quella prettamente “competitiva%cosa che invece non accade mai in nessuna pratica sportiva “tradizionale”, dove i giocatori sono sempre e solo giocatori e gli arbitri sono sempre e solo arbitri.
Il fatto di dover non solo rispettare delle regole quando si è giocatori ma anche di doverle far ri ci responsabilizzazione non indifferente, sia a livello intellettivo che a livello emotivo, innanzitutto perché bisogna apprendere scrupolosamente il regolamento di gioco (70 pagine bejie fitte di parole ed illustrazioni), non solo per essere dei giocatori consapevoli delle regole del gioco, ma anche per risultare “autorevoli” quando bisogna farle rispettare agli altri, dovendo, se necessario, anche sanzionarli. Mantenendo, ovviamente, il sangue freddo ed un atteggiamento equilibrato e composto, cosa non sempre facile perché magari il giocatore che stai arbitrando in quel momento è lo stesso contro cui hai giocato due turni prima e che ti ha rifilato un quattro a zero… e con cui magari ci sono state delle piccole discussioni riguardanti certe fasi di gioco o delle azioni più o meno fallose.
Concludendo questa breve presentazione del nostro piccolo grande mondo ludico, credo si possa affermare che tutti questi aspetti non risultano affatto banali nel contribuire ad un percorso di crescita di ogni membro di una società civile che si rispetti, soprattutto di quelli in fase di crescita e di formazione.
Gianluca Venturini
Triestina Subbuteo
0 Responses to “Gianluca Venturini presenta: C’era una volta”